RELIGIONI NEL MONDO
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RELIGIONI NEL MONDO

IL DIALOGO FRA LE RELIGIONI

Per la prima volta nella storia, oggi veniamo a contatto abitualmente con appartenenti ad altre religioni. Nelle nostre città incontriamo musulmani, buddisti, membri di movimenti che si ispirano all’Oriente. Alla televisione impariamo a conoscere asceti, uomini di preghiera, feste religiose presenti nelle varie parti del mondo.
Che pensare allora delle religioni? Da esse dobbiamo difenderci oppure con esse entrare in dialogo? Come prima cosa dobbiamo conoscerle.
Lo scopo ultimo tuttavia è quello di aprirsi con rispetto e con interesse a tutte le forme religiose, convinti che, come ha affermato il Concilio Vaticano II, esse, quantunque in molti punti differiscano dal Cristianesimo, “non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini”.
  • Salvezza e religioni
    In passato nella Chiesa c’era un rifiuto già in partenza di tutte le tradizioni religiose diverse dal Cristianesimo. Si era allora inclini a vedere in esse l’azione di Satana, anche se dopo si riteneva che quanti professano sinceramente tali religioni potessero salvarsi in forza della universale volontà salvifica di Dio.
    Dopo il Vaticano II si è incominciato a riflettere che, se il Signore ha fatto a noi il dono della rivelazione e della salvezza tramite la morte e la risurrezione di Gesù Cristo, non per questo priva della salvezza quanti non l’hanno conosciuto, ed usa per questo i modi di esprimersi e di essere religiosi presenti nelle varie culture, cioè le altre religioni. Ecco perché oggi si ritiene che attraverso le religioni giunga ai popoli la salvezza, che però ha come unica fonte il sacrificio di Cristo.


  • Fondamento del dialogo
    Questo nuovo modo di pensare le religioni ha portato il Concilio ad affermare che nelle tradizioni religiose non cristiane esistono “cose vere e buone” (O.T. n. 12), “cose preziose, religiose e umane” (G.S. n. 92), “germi di contemplazione” (A.G. n. 18), “elementi di verità e di garanzia” (A.G. n. 9), “semi del Verbo” (A.G. nn. 11, 15). Di conseguenza per i cristiani le religioni rappresentano un patrimonio spirituale con il quale è utile entrare in dialogo (N.A. n. 2) per arricchirsi: “Come lo stesso Cristo (…) così i suoi discepoli devono conoscere gli uomini tra i quali vivono, ed entrare in rapporto con essi per conoscere con un dialogo sincero e paziente le ricchezze che Dio, nella sua munificenza, ha elargito ai popoli” (A.G. n. 11).
    Il dialogo anzi è lo stile connaturale al cristiano che, fatto ad immagine di Dio, trova nella Trinità il suo modo di essere e nell’incarnazione il modello di apertura agli altri.
    Qualcuno obietterà che questo può portare al pericolo di perdere la fede o di ricercare una certa sintesi fra religioni diverse (sincretismo), non rispettosa né della propria né dell’altrui religione. Dialogo però non è questo.
    Esso richiede amore alla propria fede e desiderio di accrescerla con gli stimoli che dalle altre religioni possono provenire. Soltanto a questa condizione il dialogo diviene scambio profondo di esperienze, dal quale si rimane arricchiti.


  • Il dialogo e la “missione”
    Una seconda difficoltà è quella di considerare il dialogo concorrente alla missione, quasi che annunciare il Vangelo non richiedesse saper partire da una conoscenza previa delle credenze dell’interlocutore.
    Dal Concilio Vaticano II abbiamo imparato a considerare la missione soprattutto come una “azione di Dio”, alla quale siamo chiamati a collaborare. Ora Dio può agire aggregando alla nostra Chiesa cristiani, oppure conducendo altri alla salvezza per vie diverse dalle nostre. Per questo il documento del Consiglio pontificio per il dialogo interreligioso dal titolo Dialogo e missione (1984) elenca fra gli elementi della missione anche il “dialogo nel quale i cristiani incontrano i seguaci di altre tradizioni religiose per camminare insieme verso la verità a collaborare in opere di interesse comune” (n. 13).
    Giovanni Paolo II, nel presentare il documento accennato ha detto: “Nell’attuale situazione del mondo, fare dialogo significa imparare a perdonare dal momento che tutte le comunità religiose possono rinfacciare eventuali torti subiti lungo i secoli. Significa cercare di capire il cuore degli altri, il che è particolarmente difficile quando non esiste una intesa. Significa, innanzitutto, mettersi al servizio dell’umanità intera e dell’unico Dio”.


  • Studio delle religioni
    Le religioni possono essere studiate per combatterle o per propria erudizione. Il dialogo invece ci porta a conoscerle per amarle e per ricercare le profonde attese presenti nel cuore dell’uomo ed insieme le infinite vie attraverso le quali Dio salva gli uomini.
(G. Dal Ferro)